Referto medico con stetoscopio appoggiato

Bisogno

Supporto per migliorare e testare un software sviluppato da Turtle.

Soluzione

  • Software Custom Development

L'azienda

L’Istituto Ortopedico Rizzoli (IOR) è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, specializzato in ortopedia e traumatologia. Con oltre 1400 professionisti e una forte vocazione alla ricerca, l’ente è un punto di riferimento nazionale e internazionale. Ha sede principale a Bologna, con presidi anche ad Argenta, Bentivoglio, Piacenza ed è presente anche in Sicilia con il Dipartimento Rizzoli Sicilia di Bagheria (Palermo). La Struttura Complessa Malattie Rare Scheletriche, tra le numerose attività, si occupa della gestione di cinque registri di patologia, trasformando dati clinici complessi in informazioni strutturate per finalità di ricerca e cura. 

La sfida

La gestione quotidiana dei registri richiede una codifica accurata di diagnosi, sintomi e procedure provenienti da documenti clinici non strutturati, spesso redatti in linguaggio libero. Nonostante la specializzazione ortopedica dell’Istituto, le patologie rare trattate coinvolgono frequentemente anche altri apparati come quello cardiocircolatorio, neurologico, visivo e uditivo, richiedendo quindi competenze trasversali e un approccio multidisciplinare. Per ogni documento clinico – cartelle, referti, lettere di dimissione – il professionista sanitario legge attentamente il testo, individua manualmente sintomi, diagnosi, procedure e trattamenti rilevanti, e li cerca all’interno di portali specializzati che associano i termini a codici standardizzati. L’obiettivo è assegnare una codifica univoca e condivisa a livello nazionale e internazionale, necessaria per progetti di ricerca, analisi statistiche e attività di medicina transfrontaliera. Si tratta di un processo lungo e ad alta intensità cognitiva, in cui anche un solo termine complesso può richiedere fino a un’ora di lavoro. La procedura è soggetta a margini di interpretazione soggettiva e a rischio di incongruenze, e presenta criticità in termini di scalabilità e sostenibilità nel lungo periodo. A queste difficoltà operative si aggiungono barriere normative e tecnologiche, come la necessità di anonimizzare i dati per il trattamento in cloud, l’eterogeneità nella nomenclatura diagnostica e procedurale presente nei referti clinici, e la difficoltà nel produrre dataset codificati effettivamente fruibili per la ricerca epidemiologica. La sfida principale consisteva quindi nel rendere più efficiente un’attività complessa e time-consuming, senza però compromettere l’accuratezza necessaria in ambito clinico e scientifico.  
In questo contesto si inserisce la lunga collaborazione con Dilaxia, che da oltre 15 anni affianca la Struttura in progetti tecnologici orientati alla valorizzazione del dato clinico e che ha proposto all’Istituto di testare e utilizzare il progetto Clinical Coding Assistant. 

La soluzione

Dilaxia ha sviluppato Clinical Coding Assistant, un'applicazione che utilizza un'architettura AI ibrida composta da: 

  • AI simbolica (basata su Expert AI), per l’analisi strutturata del testo tramite regole esplicite e dizionari clinici; 
  • AI generativa (basata su modelli LLM come Anthropic Claude), per interpretare il linguaggio naturale e gestire ambiguità e varianti lessicali. 

I due motori lavorano in parallelo e i risultati vengono fusi tramite un meccanismo di consolidamento intelligente che valuta coerenza semantica, gerarchia e attendibilità. Il sistema restituisce un set codificato ad alta precisione, pronto per essere utilizzato in ambito clinico, statistico e di ricerca. 

L’applicazione, sviluppata come progetto di ricerca, è dotata di un’interfaccia semplice con funzionalità di drag-and-drop e permette l’anonimizzazione locale dei dati prima del loro trattamento, garantendo il rispetto delle normative privacy. Il sistema è stato validato su 100 casi clinici rappresentativi da un team specializzato dell’IRCCS, dimostrando una apprezzabile aderenza tra le codifiche proposte dall’AI e quelle degli esperti. 

Grazie al Clinical Coding Assistant, il team del Rizzoli ha potuto valutare la corrispondenza tra i codici proposti dallo strumento e il contenuto dei referti, riscontrando  un’accuratezza iniziale pari a circa il 75%. Pur non sostituendo il controllo umano, lo strumento si è dimostrato utile nel supportare un’attività complessa e ripetitiva, aprendo prospettive per un processo di codifica più mirato. 

Oltre all’ambito clinico, lo strumento ha mostrato potenzialità anche in ambito di  ricerca, aprendo nuove prospettive per l’analisi di referti specifici come quelli radiologici o genetici, contribuendo a facilitare l’estrazione strutturata delle informazioni.  

Come sottolinea la Referente dei registri di patologia Marina Mordenti: «Sapere che uno strumento può individuare decine di codici in pochi millisecondi è entusiasmante. Non si tratta di sostituire l’operatore, ma di fornirgli un supporto che velocizza, semplifica e, soprattutto, potenzia il lavoro che facciamo ogni giorno per la ricerca e la cura».

Bisogno

Rendere sistematica ed efficiente la codifica clinica in Sanità per gli studi epidemiologici e la prevenzione.

Soluzione

  • Automazione completa dei processi con l'AI
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